Non solo libri al Tropea Festival Leggere & Scrivere che quest’anno per la prima volta ospita nella sezione “Calabria fabbrica di cultura“, una mini rassegna di film indipendenti curata da Silvana Costa e Rosanna Gambardella, occasione preziosa per riflettere su una narrazione che privilegia lo sguardo periferico sulla nostra contemporaneità, che ne racconta andamenti e trasformazioni partendo dalla realtà. Si chiama cinema del reale, e rappresenta sempre più un modello da imitare, per tensione esplorativa, sperimentazione, creatività.
L’idea di una rassegna di documentari di creazione nasce dall’intento di far conoscere al pubblico anche l’altra faccia del genere documentaristico, ancora associato al reportage naturalistico o didattico -spiegano Silvana e Rosanna-. Abbiamo pensato di inserire tre film del reale in un contesto focalizzato sulla scrittura, il Tropea Festivale Leggere & Scrivere, perché, al contrario dei film di finzione, necessitano di un costante e radicale aggiornamento della scrittura originaria, dell’arco narrativo, della caratterizzazione dei personaggi e del loro ruolo con il soggetto o con il tema che si intende raccontare. Insomma, un utile terreno di confronto sul tema della narrazione. I film selezionati raccontano storie di persone comuni che si confrontano, ma più spesso si scontrano, con la realtà a loro circostante: che si tratti di un regime, di un cartello economico o di un tabù culturale o religioso, tutti e tre, seppur con sguardi e stili differenti, ci aiutano ad approfondire la conoscenza del mondo in cui viviamo.
Tre le proiezioni previste, dal 5 al 7 ottobre, alle ore 19,00, cui seguiranno le conversazioni con i registi.
Si parte il 5 ottobre con la proiezione di SmoKings (2014) di Michele Fornasero.
Tutto ha inizio con il sito Yesmoke.com. Un sito di vendita online di sigarette con sede in Svizzera, a Berna, ma gestito a Mosca, creato dagli italianissimi fratelli Gianpaolo e Carlo Messina.
Un business che si rivela subito molto lucroso per i due, che arrivano a fatturare anche 100 mln di dollari l’anno. Fino a quando la Philip Morris intraprende una causa per concorrenza sleale, chiedendo un risarcimento di 550 milioni di dollari, e, anche grazie all’appoggio del governo americano, riesce a fermare il sito.
I Messina non si fanno intimorire, tuttavia, e di lì a poco danno vita a un nuovo progetto, Yesmoke, una piccola fabbrica di sigarette. Ma attirano l’attenzione della Finanza e i due si ritrovano nuovamente a dover lottare contro il sistema. Decidono di portare in giudizio lo Stato italiano ma nel 2014 vengono arrestati con l’accusa di contrabbando di tabacchi lavorati ed evasione fiscale.
Nello stile di un gangster movie, smoKings racconta la storia di questi due fratelli testardi e irriducibili, li segue nelle loro vicende giudiziarie, nella quotidianità familiare, nella lotta contro le lobby del tabacco, anche attraverso diverse interviste raccolte nei quattro anni di lavorazione, senza farne degli eroi né dei demoni.
Il film, che si è recentemente aggiudicato il Premio CG Home Video – Cinemaitaliano.info come miglior film italiano al 55° Festival dei Popoli di Firenze, dopo il successo di pubblico e di critica al Visions du Réel International Film Festival in Svizzera, dove ha ottenuto il Premio Postproduzione C-Side Productions, alla Seminici – Semana Internacional de Cine de Valladolid in Spagna e al Zagreb Film Festival in Croazia, punta i fari sulla zona grigia in cui multinazionali e Stati, a tutte le latitudini, si tendono la mano e firmano lucrosi affari, alle spalle dei cittadini.
Si prosegue il 6 ottobre con The black sheep (2016) del regista calabrese Antonio Martino.
Siamo in Libia. Ausman, 30 anni, fa parte della minoranza berbera ed è cresciuto a pane e discorsi di Gheddafi. Il trasferimento in Marocco e un viaggio a New York dirigono altrove il suo sguardo e gli permettono di conoscere l’Occidente. Quando in Libia scoppia la rivoluzione, Ausman torna nella sua città, con la speranza di contribuire al cambiamento, ma si ritrova in un Paese immerso nel caos, in cui dilaga l’estremismo religioso, che lo costringe a reprimere ciò che ama di più. Restare o partire? Sarà più forte il richiamo delle radici o quello di un futuro da “uomo libero”?
Una storia, quella di Ausman, ‘pecora nera’, che diventa lupo per sopravvivere, che rappresenta una cartina di tornasole della Libia contemporanea, divisa tra integralismo religioso, violenza, decine di piccole e grandi bande che si contendono un territorio ricchissimo, e una popolazione di giovani e giovanissimi che lottano per la loro identità e la libertà.
Il ciclo si conclude il 7 ottobre con il documentario Grozny Blues (2015) diretto da Nicola Bellucci.Siamo a Grozny, capitale di una Cecenia lacerata dalla guerra, dove la vita quotidiana è segnata da repressione politica, costumi restrittivi, islamizzazione forzata e dall’incapacità di affrontare criticamente la storia recente. Il film segue la giornata di quattro donne da anni attiviste per i diritti umani, pur tra mille pericoli. L’edificio dove lavorano ospita anche un Blues Club frequentato da un gruppo di giovani. Anche questa è la nuova Grozny, che sembra essersi lasciata alle spalle la guerra negli anni ‘90.
Legando l’intimo al politico, Nicola Bellucci mostra con grande poesia una società profondamente divisa e lacerata, che ogni giorno galleggia in una sorta di terra di nessuno in cui convivono repressione e libertà, tradizioni arcaiche e modernità. Un paese in cui scomparire senza lasciare tracce, essere torturati e uccisi fa parte integrante della quotidianità. Come spiegano le protagoniste, una pace senza pacificazione non conduce da nessuna parte. Così come il tentativo di cancellare il passato e le sue tracce. Ma è possibile cancellare migliaia di morti, le città distrutte, il carico enorme di sofferenza e dolore per centinaia di famiglia? Zainaip e le altre lavorano ogni giorno per continuare a ricordarcelo.
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