VIDEO | Trovata per caso da un contadino e venduta per pochi spicci e una mucca a un ricettatore, finì al Getty Museum prima di essere restituita alla sua città di origine. Nel film scritto con il giornalista Mollo, il regista ripercorre le tappe di questo mistero archeologico
È il 1983. A Crotone, un contadino trova qualcosa di straordinario nascosto nella terra dei suoi campi. È una statuetta e sembra molto antica. Quel giorno segna l’inizio di un’avventura che avrebbe portato un oggetto dalle fogge bizzarre (fu chiamato la Papera) a essere protagonista di un intreccio internazionale.
L’Askos (questo il nome vero della statuetta votiva), finì nelle mani di un ricettatore a Bari che lo pagò per pochi spicci dando al contadino anche una mucca in cambio. Quel coltivatore non poteva sapere di aver ceduto un'opera dal grande valore storico. Il viaggio della Sirena, questa era la figura scolpita sull'oggetto, la portò ad attraversare il confine con la Svizzera fino al Getty Museum di Malibu, California, dove fu accolta tra le collezioni più preziose della storia antica. Questa storia è stata riportata alla luce grazie al lavoro del regista Antonio Martino e del giornalista Francesco Mollo. Nel loro documentario, scritto a quattro mani, hanno esplorato le trame di questa storia affascinante, svelando anche gli oscuri meandri del traffico illegale di reperti archeologici compiuto dai cosiddetti "tombaroli" che continuano a saccheggiare il nostro sottosuolo. Il 27 novembre 2009, l’Askos è stato restituito alla sua terra d’origine, Crotone ed è tutt’ora esposto al Museo Archeologico, ma chissà quante altre opere trafugate non avranno la stessa fortuna.
«Ho pensato che sotto la sua superficie aspra e tormentata della mia terra, c'è ancora una speranza che attende di essere riportata alla luce» ha detto il regista. «Nel corso degli anni, ho notato che l'atteggiamento dei calabresi verso la propria terra è rimasto in larga misura invariato. Se da un lato il sogno di un'industria fiorente è ormai svanito, sostituito dal desiderio di un turismo sostenibile, dall'altro, molti ignorano ancora il ricco patrimonio archeologico della Calabria. Ancora di più, pochi sono a conoscenza del lavoro svolto dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri per proteggere e riportare a casa questi tesori».
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